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Mirela, una giovane professoressa di lettere in un liceo albanese, è costretta a lasciare il suo paese e a partire per l'Italia con il marito Fatmir, dopo il rapimento di una sua studentessa da parte di una banda armata. In Italia ritroverà l'amica Dorina, anche lei scappata dall'Albania del dopo Hoxha, dove la vita umana vale meno di un sacco di farina e le ragazzine vengono rapite e costrette a prostituirsi in Europa. Arrivata in Italia insieme ad altri ventimila disperati a bordo della nave "Vlora" e dopo che i suoi genitori sono morti nelle prigioni comuniste, Dorina non è più la ragazza solare di un tempo: per lei, come per Mirela e per tanti migranti, il razzismo, la clandestinità e le umiliazioni con cui si è costretti a fare i conti ogni giorno portano a sentirsi stranieri due volte, nel paese d'origine ormai abbandonato e in quello d'arrivo, dove la piena integrazione sembra un miraggio. Ma se qualcuno ferisce e calpesta i diritti umani, altri sono pronti a curare le ferite del prossimo e a vedere nel "diverso" e nello straniero un'opportunità. In questo romanzo le sponde dell'Italia e dell'Albania si uniscono come in un ponte che nonostante tutte le difficoltà lega i popoli e, in una grande lezione di umanità, insegna che "tutto il mondo è paese".